martedì 8 luglio 2014

Corno Piccolo - Aquilotti 74 - 150m - V

Se ci fosse qualche dubbio su quanto possa essere compatto il calcare delle spalle, se qualcuno non ci fosse mai stato, se si pensasse che calcare significa solo maniglie e tacche... consiglio un bel viaggio su questa via che offre un breve ma intenso viaggio dentro un mondo verticale che, da lontano, seduti di fronte ad una birra, appare fantasticamente remoto e affascinante.

La seconda spalla del Corno Piccolo
Ci alziamo presto. L'intenzione, accarezzata da lungo tempo, è quella di concatenare le due spalle, un lungo viaggio verticale di oltre quattrocento metri. Quindi si parte per l'Arapietra, la cresta erbosa che conduce alla stazione di monte della funivia che sale dai Prati di Tivo.
Mentre camminiamo a buon passo ammiriamo l'opera incredibile della natura, restando senza fiato di fronte all'affascinante spettacolo del Gran Sasso.


Potrei usare parole scontate, anche un po' vuote se vogliamo, trite e lette e ascoltate tante volte. Ma la sensazione, quella che atterrisce di fronte a tanta grandezza, quella non può essere che vissuta e provata per essere compresa.
Sarà lo stato d'animo in un periodo non positivo, sarà per le perplessità che sempre mi attaccano quando cammino lungo i sentieri di avvicinamento alle vie, sarà il dubbio che mi assale nel chiedermi perchè mi sbatto tanto per strisciare su una parete di roccia.
Saranno tutte queste cose, e altre ancora a cui non so dare un nome, ma è solo quando sono al cospetta di tanta bellezza che esse affiorano alla mente e cominciano a minare la sicurezza e la baldanza che avevo solo fino a poco prima.
Camminiamo in silenzio.


Probabilmente intimoriti (o esaltati?) da quello che ci proponiamo di fare.
Arriaviamo infine sotto la seconda spalla. E non siamo i primi. Una cordata di due fratelli ha già ingaggiato la via e il primo sta salendo lungo la caratteristica fessura che incide la bellissima placca basale.
Cominciamo a prepararci e così vedo bene di far rotolare il caschetto giù per il pendio. Sarebbe stata un'ottima scusa, anche se un po' costosa, per rinunciare da subito.
Dubbi e timori mi assalgono più forti di altre volte, chiari, spietati. Che ci sto a fare? Perchè dover affrontare un viaggio così lungo, perchè abbandonare certezze e tranquillità?
Eppure le vie sono alla nostra portata, facilmente individuabili, ripetute.
Il primo tiro parte direttamente dietro il grande masso staccato. Vedo il primo "spit". Dargli questo nome è veramente generoso, ma è quello che c'è.
Salgo, metto un friend in una scaglia rovescia, passo un rinvio nello spit e proseguo.
Ho freddo alle mani, tira un vento dannato, ma in questo momento sono concentrato. Giungo alla fessura che non è che sia proprio una roba da relax in spiaggia, ma si fa scalare, c'è un chiodo, integro con qualche friend e arrivo, con qualche passo un poco più delicato, dentro una rampa-canalino che mi porta in sosta.


Cerco di condividere lo spazio con il secondo della cordata precedente. La sosta non è che sia proprio il massimo. Due chiodi, di cui uno non proprio rassicurante e un sasso incastrato che mi trasmette molta più fiducia. Poi cordini vecchi e marci.
Quando finalmente ho un po' di spazio faccio salire Simone.
Velocemente si prende il materiale di cui ha bisogno e parte per la fessura a Z, uno spacco caratteristico che si vede benissimo anche dal basso e che non lascia spazio a problemi d'orientamento.
Dopo un piccolo tentennamento iniziale Simone esce con un piede fuori dalla fessura, porta le chiappe al vento in bella esposizione e se ne va, trotterellando come un camoscio.
Tocca a me e, dato un difficile rapporto sentimentale con fessure, camini e canali stretti, uscirne si rivela più difficile del previsto. Mi tolgo un virtuale cappello alla scioltezza del mio compagno e risalgo un po' affannato fino alla, comoda, seconda sosta. Ci teniamo un po' sotto la sosta originale su quella del secondo tiro di Sua Mollosa Grossezza, attrezzata con spit e catena.

Il terzo tiro sale per facili placchette e un tettino divertente, ben ammanigliato, facilmente proteggibile. Salgo tranquillo, godendomi la roccia, il movimento, l'ambiente. Vado su, arrampico e infine arrivo in sosta.
E' comoda.




 
S3

Simone attacca il quarto tiro, quello che giunge sul forcellino cui convergono numerosi itinerari di questa fantasmogorica parete nord, salendo per facili e belle placche un po' appoggiate.
Il mio compagno dopo aver guadagnato la meta risale anche un'ultima paretina di IV, non scontata, che permette di giungere alla base della rampa che da destra verso sinistra costituisce l'attacco dei tiri alti della Morandi-Consiglio-De Ritis.




Siamo all'ombra, sono deciso a scendere, anche se mi dispiace per il mio compagno. Ho perso motivazione, non ho più voglia. Chissà perchè?
Eppure mi sono divertito a scalare, anche quando i passaggi erano più impegnativi, anche quando ho dovuto allontanarmi parecchio dalle protezioni. Forse, in generale, non è un buon periodo.
La montagna non cura, probabilmente acuisce la visione di se stessi, e se non si è sereni, l'inquietudine diviene più intensa, nasce il disagio, la sensazione di essere nel posto sbagliato. E' la prima volta che mi succede, non avevo mai provato tanta insofferenza.
C'erano stati tensione e nervosismo, di quelli sani, quelli che derivano dalla consapevolezza di immergersi in una ignota avventura verticale.
Le sensazioni che ho provato, invece, avevano un'altra qualità.
Simone è un gran compagno. Non insiste. 
Ci caliamo.



La via è molto bella, divertente e varia. Sicuramente da non farsi mancare nel carnet delle ascensioni al Corno Piccolo.


Accesso

Giunti ai Prati di Tivo si prende la funivia che sale alla Madonnina. Da lì si percorre il sentiero Ventricini sotto tutta la parete Nord, si supera la prima spalla e si giunge ad una forcella da cui si scende puntando al caratteristico masso staccato (45 min circa)
Alternativamente si può salire con l'auto fino alla piana del laghetto prendendo la strada che dai Prati prosegue a sinistra. Lasciata l'auto si sale l'Arapietra in direzione dell'albergo diruto e poi verso la stazione di monte. Si prosegue come sopra (45 min circa fino alla Madonnina)

Materiale

nda, utili friend piccoli e medi (eventualmente un camalot n. 3 per rinforzare la S1 dentro la fessura del masso incastrato), diverse fettucce e cordini per allungare le protezioni, qualche rinvio, due mezze corde.

Relazione

L1 - V - 45m
Si attacca la placca fino a raggiungere una fessura che si risale interamente fino a guadagnare una rampa-canale che si segue fino alla sosta (1 spit, 2 ch., sosta su 2 ch. e sasso incastrato)

L2 - IV+ - 40m
Si prende a destra la fessura a Z cercando di rimanerne il più fuori possibile. La si percorre fino alla fine. Prima della seconda iega a destra si prosegue in un canalino scomodo fino ad incontrare un sosta attrezzata (2 ch., sosta su 2 spit e catena)

L3 - IV - 30m
Dalla sosta di Sua Mollosa Grossezza si risale verso quella originale e si prosegue per una facile placchetta fino ad un tettino che si supera per prese ammanigliate. Poi per via intuitiva fino ad un terrazzino dove si trova la sosta (sosta su 2 ch. e clessidra)

L4 - III/IV - 35m
Si sale la placca appoggiata sul facile fino a raggiungere il forcellino: sulla sinistra del masso arrotondato c'è la sosta. Eventualmente per proseguire agevolmente lungo la Morandi-Consiglio-De Ritis si può proseguire per altri 15m, aggirando il masso e salendo una placchetta all'inizio avara di appigli per giungere in sosta (sosta su 2 ch.)

Discesa

Si può salire lungo gli ultimi facili tiri della Morandi-Consiglio-De Ritis, per poi scendere per il Bonacossa oppure in doppia sempre lungo lo stesso canale per calate di non facilissima individuazione, oppure in doppia lungo la via con tre calate da S4 a S3, da S3 a S2 e da S2 a terra.

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